Metodologia didattica “on the road” – Venezia
Con una classe di studenti veneti di scuola superiore abbiamo svolto una giornata didattica “on the road”, nella bellissima città lagunare. Il patto d’aula consisteva nella promessa che avrebbero poi approfondito con un elaborato individuale gli argomenti di loro maggiore interesse.
Dopo otto ore e dieci chilometri di camminata guidata per calli, fondamenta e campielli, le tematiche più apprezzate ed elaborate hanno riguardato una sorta di contaminazione di saperi, a riprova come la conoscenza trovi la scintilla nella curiosità.
Di seguito, in maniera esemplificativa della metodologia utilizzata, il trasferimento di alcune notizie su Venezia, che hanno contribuito ad una condivisione non convenzionale di contenuti.
L’origine del nome dei sei sestieri, in cui è divisa la città:
- Cannaregio, sede di un antichissimo ghetto ebraico, trae origine dai canneti, che un tempo vi crescevano.
- Castello, sede della Biennale, chiamata così perché in passato la zona era cinta dai resti di un antico castello.
- San Marco prende il nome dalla Basilica, dedicata al patrono della città.
- San Polo, il Campo più grande di Venezia, assume questa denominazione dalla chiesa di San Paolo Apostolo, in veneziano Polo.
- Santa Croce, di una dolcezza misteriosa e tipicamente veneziana, fa riferimento alla chiesa omonima, che sorgeva in corrispondenza dei giardini Papadopoli.
- Dorsoduro, di cui fa parte anche la struggente Isola della Giudecca, detto così per la solidità del terreno, che si eleva, a forma di dorso, rispetto a quello delle zone vicine.
La ricerca storica ed etimologica, per gli interessati, ha riguardato lo scoprire altre dieci notizie, non particolarmente conosciute, sulla città.
Per gli appassionati di pittura, di rilievo notare come due pittori del Rinascimento veneziano abbiano dato il loro nome ad un colore:
- Paolo Caliari, detto il Veronese, ad una particolare tonalità di verde, detta appunto “Verde Veronese”, per i critici un po’ freddo, ma al contempo molto brillante.
- Tiziano Vecellio, con la sua predilezione nel dipingere donne con fluenti chiome rosse, ha reso proverbiale il “Rosso Tiziano”.
I più recettivi hanno poi ricercato i siti, chiese e musei cittadini, dove si potessero ammirare le opere di questi grandi artisti.
La visita alla casa-museo di Carlo Goldoni, nella calle dei Nomboli (pezzi di corda con cui si facevano le micce), ha offerto la possibilità di illustrare le sue opere, con i capisaldi della commedia moderna ed i significati delle maschere, che tanta parte hanno nel vissuto veneziano. Di ciò ha trattato il relativo elaborato del gruppo più coinvolto sulla materia.
Dopo una settimana, tutti gli scritti sono stati letti nella libreria Acqua Alta, luogo magico ed ora custode anche di questa esperienza.
Una delle prossime attività della Scholè sarà una giornata divulgativa a Venezia, riservata agli adulti.
Maurizio Chiamori
Fondatore di Manta Scholè